La fotografia di prodotto come linguaggio visivo e leva strategica
Introduzione: uno sguardo oltre la tecnica
Apriamo oggi la serie di approfondimenti dedicati al rapporto tra marketing e fotografia, lasciando spazio alla voce autorevole di Giorgio Cravero.
Giorgio è un fotografo professionista con una lunga esperienza nella fotografia pubblicitaria e commerciale, premiato a livello internazionale e specializzato nella costruzione di narrazioni visive per brand di ogni settore. Potete trovare più informazioni in questo articolo e sui due siti che fanno riferimento al suo lavoro: giorgiocravero.com e differentstudio.ch.
La sua sensibilità per il colore, la luce e l’identità di marca lo rendono un punto di riferimento per chi vuole trasformare ogni scatto in un potente strumento di comunicazione.
In questo primo contributo, Giorgio ci invita a superare la visione tradizionale della fotografia di prodotto, esplorandone il valore strategico nella costruzione del brand.
Ora vi lascio alle sue parole, frutto di una serie di chiacchierate e scambi di mail.
La percezione comune: fotografia di prodotto come attività tecnica
Quando mi capita di parlare di fotografia di prodotto, spesso mi accorgo che esiste ancora una percezione molto radicata: quella di un’attività puramente tecnica.
Un esercizio di precisione in cui il fotografo ha il compito di rappresentare l’oggetto nel modo più fedele possibile, con attenzione ai dettagli, alla nitidezza, alla correttezza cromatica.
In questa logica, il mio lavoro sarebbe ridotto a “scattare belle foto” che mostrano il prodotto da ogni angolazione possibile. Ma oggi, in un mercato visivamente ipercompetitivo, questa visione non è solo limitante: è anche rischiosa.
Oltre la tecnica: ogni immagine racconta il brand
La fotografia di prodotto non può e non deve più essere considerata una semplice documentazione tecnica.
Ogni immagine che realizzo entra a far parte del racconto del brand. Non si tratta solo di mostrare un oggetto, ma di comunicare emozioni, valori, promesse.
Quando una persona guarda una foto, la sua reazione è immediata, viscerale: l’immagine parla prima ancora che il cervello razionalizzi ciò che sta vedendo.
Per questo ogni scatto deve porsi una domanda precisa: “Cosa voglio trasmettere di questo prodotto? E di questo brand?”
La fotografia come parte del sistema identitario
Il modo in cui rappresentiamo un prodotto è parte integrante dell’identità visiva di un brand.
Non basta più mostrare bene: serve raccontare bene. Serve far emergere, attraverso luce, composizione e colore, i valori e la personalità del marchio.
Ogni dettaglio conta: il tipo di luce, l’angolazione della ripresa, il trattamento cromatico.
Tutti questi elementi devono dialogare in armonia con il tono di voce del brand, con il target a cui si rivolge, con la promessa che intende mantenere.
“Secondo te, qual è l’errore più comune che le aziende commettono quando si approcciano alla fotografia di prodotto?”
Spesso capita che le aziende si facciano prendere dalla paura di dover avere sempre tanto materiale. Non sempre la quantità premia, anzi parlando di fotografia che naturalmente necessita di un budget per essere realizzata al meglio, sono profondamente convinto che sia meglio concentrarsi su qualche contenuto in meno, ma che interpreti perfettamente il brand. Scherzosamente la chiamo la sindrome da piano editoriale.
Mantenere coerenza e soprattutto forza comunicativa su centinaia di immagini all’anno è un’impresa titanica per qualunque brand. Qua davvero entra in gioco la strategia di comunicazione, assolutamente essenziale per mantenere la voce dell’azienda efficace e allo stesso tempo sostenibile.
La fotografia come leva strategica di marketing
Per questo motivo considero la fotografia una vera e propria leva strategica di marketing.
Una buona fotografia non si limita a essere esteticamente piacevole: deve posizionare il brand, creare desiderio, ispirare fiducia.
Viviamo in un’epoca in cui spesso il primo contatto tra cliente e prodotto avviene tramite uno schermo, attraverso una foto.
In quel primo istante, è l’immagine che costruisce (o distrugge) la prima impressione. È in quell’attimo che il potenziale cliente decide se interessarsi o meno, se fidarsi o passare oltre.
Il mio ruolo: traduttore visivo della personalità del brand
Quando lavoro con un’azienda, non mi limito a “scattare foto”.
Il mio compito è molto più profondo: diventare un traduttore visivo della sua personalità.
Significa entrare in sintonia con l’identità del brand, comprenderne i valori, il target, la filosofia.
Solo così posso restituire, attraverso le immagini, un racconto coerente, autentico, capace di parlare direttamente al pubblico giusto.
Ogni scatto diventa una parola, una frase, un pezzo di una narrazione più ampia che deve essere chiara, riconoscibile e memorabile.
“C’è un progetto fotografico che ti è rimasto particolarmente nel cuore per come sei riuscito a raccontare l’identità del brand?”
L’anno scorso ha avuto il privilegio, lo considero tale davvero, di aver potuto interpretare con la massima libertà creativa ed artistica le tre etichette di punta di Marchesi Antinori.
Raramente nel mio lavoro si gode di così tanta libertà. È ancora più raramente capita la possibilità di lavorare con un’azienda che si tramanda fin dai tempi del Rinascimento italiano. Muoversi tra la storia e la cultura italiana e cercare di interpretare e fare emergere questo heritage nelle immagini lo ha reso davvero un progetto che non dimenticherò mai.
Conclusione: il potere delle immagini consapevoli
Scommettere su una fotografia di prodotto consapevole non è un vezzo estetico: è un investimento strategico.
Ogni immagine è una possibilità di dialogo con il pubblico, un’opportunità per raccontare chi siamo e cosa rappresentiamo.
Una buona fotografia di prodotto è molto più che una bella immagine: è un linguaggio, una promessa mantenuta, un posizionamento strategico.
E come ogni linguaggio ben costruito, può aprire la strada alla fiducia, alla relazione, al successo.
Articolo di Giorgio Cravero