Perché Canva? Il potere (negativo) dell’immagine. Viviamo in un mondo dove l’immagine conta sempre di più. Anzi, spesso l’immagine conta più delle parole. Ed è proprio da qui che parte questa riflessione: da una serie di osservazioni ricevute negli ultimi mesi — a volte critiche, altre volte suggerimenti — sul fatto che le immagini di copertina dei nostri articoli non rispecchiassero abbastanza il valore del contenuto. All’inizio, lo ammetto, me la prendevo. Cercavo immagini più forti, più emozionanti, più accattivanti. Ma poi ho capito.
L’immagine è potente. A volte, troppo.
L’immagine ha un potere enorme, soprattutto in un contesto come quello digitale dove scorriamo contenuti con un colpo d’occhio. E questo potere può diventare un problema. Perché se un’immagine è troppo bella, troppo d’impatto, rischia di farti fermare lì, di farti dimenticare il testo, di farti saltare l’articolo. È come quando vai al ristorante per una bistecca e ti riempi di antipasti: arrivi al piatto forte e non hai più fame.
Ecco perché oggi siamo ancora più convinti della nostra scelta: usare Canva. Sì, Canva, proprio quello, lo strumento che tanti considerano basilare, semplice, “troppo basic” per un’agenzia. Ma per noi, Canva è diventato un segno distintivo del nostro modo di fare marketing.
Non è una scelta legata alla comodità, è una scelta editoriale.
Un’immagine non deve rubare la scena
Le immagini che usiamo su Canva hanno un sapore, un “flavour” coerente con il contenuto dell’articolo, ma non devono mai essere più forti del testo. Non devono rubare l’attenzione, non devono togliere profondità al pensiero. Non ci interessa creare una grafica che buca lo schermo ma che poi non porta il lettore al cuore del contenuto.
Quello che vogliamo — e lo diciamo da mesi — è che i nostri articoli vengano letti, non solo scrollati. Che creino reputazione, che facciano emergere il nostro approccio al marketing, alle vendite, alla comunicazione. Per questo evitiamo tutto ciò che si piega all’algoritmo: orari strategici, tassi di interazione, immagini “mozzafiato”.
Anche qui: non è snobismo, è coerenza.




Canva come milestone di coerenza
Il nostro uso di Canva è diventato quasi una piccola regola interna. Una grafica essenziale, rapida, funzionale. Cerco una parola chiave che identifichi l’articolo, la metto nella barra di ricerca di Canva, trovo un’immagine che mi ispira, la piazzo sul nostro template e ci inserisco i concetti chiave per i social. Fine. Sì, magari sono immagini già viste. Ma questo ci aiuta a mantenere una linea visiva coerente, senza togliere voce alla parola scritta.
E quando serve un’immagine davvero potente, perché il contesto lo richiede, allora ci affidiamo a persone competenti: grafici, illustratori, fumettisti. Gente che sa raccontare con le immagini, ma senza mai far dimenticare che il contenuto è il protagonista.
La parola resta al centro
Nel nostro lavoro, le immagini devono sostenere il contenuto, non sostituirlo. Non vendiamo grafiche: vendiamo pensiero, metodo, strategia. L’immagine deve essere una soglia, non una barriera. Ecco perché oggi difendiamo questa scelta con ancora più convinzione.
Non abbiamo bisogno che la gente dica “wow” davanti a un’immagine. Abbiamo bisogno che legga.
Articolo di Alessandro Chiavacci