Sabato scorso l’ho scritto chiaramente: oggi siamo tutti chiamati a comunicare. Ma non basta farlo per dovere, per abitudine, o peggio ancora per moda. Serve farlo in modo preciso, coerente, continuo.
E qui l’intelligenza artificiale entra in scena. Sì, lo so, si dice spesso che l’AI ci ruba il lavoro. Ma forse, a guardarla bene, ne sta creando di nuovi. Sta aprendo spazi per professionalità diverse, per nuove competenze, per chi è capace di costruire contenuti che valgano davvero il tempo di chi legge.
GEO, SEO e la fine dello storytelling fine a sé stesso
Se iniziamo a leggere tra le righe delle prime dinamiche legate alla GEO — Generative Engine Optimization — emerge un dato interessante. Comunicare non è più solo questione di stile. Lo storytelling emozionale, quello che per anni ha dominato le pagine di brand e aziende, rischia di diventare obsoleto.
Oggi conta cosa dici. E quanto quello che dici aiuta davvero le persone a orientarsi, scegliere, fidarsi. La fiducia diventa la nuova valuta, e chi scrive contenuti non può più permettersi di raccontare solo “belle storie”. Deve dire qualcosa che serva. Che abbia valore. Che aiuti.
Il paradosso dei contenuti scritti per l’AI
Un anno fa lessi un commento su IN che diceva più o meno così: “Stiamo scrivendo contenuti con l’AI, per farli leggere all’AI”. Sembra assurdo, vero? Eppure è una delle strategie più lucide per farsi intercettare oggi.
La verità è che una parte dei contenuti che produciamo — se ben progettati — viene letta prima dai motori di ricerca, poi (forse) dalle persone. Ma questo non significa svuotare i testi del loro significato. Significa piuttosto strutturarli meglio. Renderli coerenti, leggibili, utili. Sia per l’AI, sia per le persone in carne e ossa.
Cosa abbiamo fatto noi: raccontarci, prima di vendere
Negli ultimi mesi abbiamo deciso di cambiare approccio. Abbiamo iniziato a raccontarci. Prima di vendere. Abbiamo investito tempo, energie, pensiero per costruire un racconto coerente di chi siamo e di come lavoriamo.
E i risultati sono arrivati: visibilità, contatti, opportunità, riconoscimenti. Ma soprattutto — ed è quello che ci interessa di più — abbiamo costruito una reputazione solida.
Oggi, quando incontriamo un potenziale cliente, la prima cosa che facciamo è dirgli: “Vai su dreamersagency.it. Leggi come lavoriamo. Leggi cosa pensiamo”. E spesso è da lì che nasce la fiducia che ci fa essere scelti.




Chi cerca, trova (o non trova)
Pensateci: ogni volta che dobbiamo scegliere un prodotto o un servizio, la prima cosa che facciamo è cercare online. Se troviamo un sito ricco di contenuti, ben scritti, coerenti, pensiamo: “Ok, sanno di cosa parlano”. Se invece troviamo una pagina vuota, con due righe scritte di fretta mesi fa, ci viene il dubbio. E spesso quel dubbio basta per passare al fornitore successivo.
Succede anche a voi, vero? Quando cercate qualcosa e non trovate nulla sull’azienda, vi fidate? O cambiate strada?
I contenuti editoriali servono a questo
Raccontare i tuoi vantaggi è diverso da vendere. Ma se sai raccontare bene, alla fine vendi meglio. I contenuti editoriali affermano competenza, visione, continuità. Dicono chi sei. E lo fanno meglio di qualsiasi curriculum o presentazione commerciale.
Ecco perché abbiamo creato il nostro Editorial Hub. Non è solo un servizio. È un modo di pensare la comunicazione. È il cuore del nostro posizionamento. E sempre più spesso, è anche il motivo per cui un cliente decide di lavorare con noi.
Articolo di Alessandro Chiavacci