L’arte ti chiama e la realtà ti mette in attesa

Per anni, mi è sembrato che bastasse amare quello che faccio per trovare il mio posto nel mondo, l’arte.

Poi ho capito che non era così semplice.

Che amare l’arte è solo un inizio, una chiamata.

Che vivere di arte, invece, è un’altra storia a cui dare un lieto fine è un’impresa.

La svolta è arrivata nel momento più strano: mentre aiutavo altri artisti a trovare la loro strada, io trovavo la mia!

Ho iniziato ad ascoltare chi avevo intorno.

Persone piene di talento, ma schiacciate dal dubbio: ‘e se non riesco?’ oppure ‘e se riesco davvero?’

E l’ho pensato anch’io, tante volte.

…e ogni volta, l’arte tornava.

Con un segno, un colore, una frase che mi vibrava dentro.

Così ho scelto di fare sul serio.

È stato romantico? NO

È stato faticoso, lento, a volte frustrante.

Ho dovuto imparare a farmi domande nuove:

Cosa sto offrendo veramente?

Chi ha bisogno di quello che so fare?

Dove e come posso portare valore al fruitore e non solo alla mia carriera o per la mia soddisfazione?

Ho iniziato da lì. Essere un portale di soddisfazione condivisa, essere un’ispirazione per visioni e progetti partecipativi, essere quello spiraglio da cui le persone possono vedere quello che serve A LORO per desiderare di vincere insieme a me.

Con piccoli passi, ma decisi.

Ho studiato.

Ho chiesto aiuto.

Ho sbagliato.

E soprattutto: non ho mai smesso di cercare come poter essere davvero utile al mercato del lavoro nel settore dell’arte.

Oggi non idealizzo più la parola “passione”.

La rispetto, la onoro in modo concreto. Da creativa e creatrice in mezzo c’era la fatica che non avrei voluto sostenere: pregiudizi, incomprensioni, mancanza di riconoscimento.

Perché ho capito che la passione non è un fuoco d’artificio? Perché ho visto coi miei occhi che è una fiamma da tenere accesa ogni giorno.

E richiede cura, pazienza, struttura, indipendenza di pensiero, fiducia nelle proprie intuizioni, competenze nuove.

A chi sta leggendo, lascio tre domande semplici:

Cosa fai per l’arte quando nessuno ti guarda?

Chi potrebbe ricevere un beneficio (e quale) da ciò che fai come operatore culturale?

Quale piccola cosa potresti fare oggi per mantenere accesa la fiamma nonostante il vento e la pioggia?

Per me, trasformare la passione in professione è stato questo: dare una direzione all’amore, senza mai spegnerlo e trasformarlo in un’azione pratica.

Scoprire che, quando lo offri al mondo, torna sempre indietro.

Più vivo.

Più grande.

Più tuo.

Seguendo i prossimi articoli troverai parole che aprono possibilità, piccoli strumenti di consapevolezza, competenze trasversali che sono spesso tutto ciò che serve per passare dallo stallo creativo alla manifestazione concreta di una carriera “creatrice”.

Non sarà teoria.

Sarà nutrimento e scoperta.

Articolo di Deborah Mendolicchio

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