AI Overview e pubblicità: la sfida di Google nel rispondere alle ricerche commerciali

Come cambia la visibilità commerciale su Google nell’era dell’AI? Durante una call con Gabriele De Florio di Clavis Marketing, mentre stavamo discutendo del suo futuro Editorial Hub, Alessandro Chiavacci ha fatto una domanda semplice quanto centrale:
“Secondo te, Google come gestirà la parte ‘paid’ all’interno dell’AI Overview?”

Una domanda che ha acceso una miccia nella mia testa. Così ho deciso di fare qualche prova, esplorando le SERP in varie condizioni, alla ricerca di un pattern. E quello che è emerso è una dinamica affascinante – e ancora tutta in divenire – che riguarda la presenza (o l’assenza) dell’AI Overview di Google quando le query diventano esplicitamente commerciali.

AI Overview c’è… ma solo quando il denaro non c’entra

Se cercate “migliore spremiagrumi sul mercato” o “miglior B&B a Roma”, niente AI Overview. Solo link a Booking, AltroConsumo, The Fork. Nessuna sintesi, nessuna intelligenza artificiale. Ma se chiedete “miglior ristorante algerino ad Amsterdam”? Ecco che Google vi propone timidamente tre nomi suggeriti direttamente da AI Overview.

Curioso, vero? Ancora più curioso se vi dico che attivando una VPN ad Amsterdam e rifacendo la stessa domanda… l’AI Overview sparisce. Come se la risposta automatica fosse condizionata non solo dalla query, ma anche dal luogo da cui viene effettuata la ricerca.

E questo succede non solo per i ristoranti. Se cerco “migliori artisti in tour in Italia”, AI Overview non compare. Ma se cerco “migliori location per concerti in Europa”, ecco che l’intelligenza artificiale spunta fuori per parlarmi dell’Arena di Verona e persino del Bernabeu.

Quando l’interesse economico è alto, l’AI tace

Il punto è semplice quanto strategico: quando la ricerca ha un potenziale economico diretto, Google disattiva l’AI Overview. Almeno per ora. Come se non avesse ancora trovato un equilibrio tra la necessaria neutralità dell’AI e le esigenze di chi paga per comparire.

D’altronde, cosa succederebbe se la nuova AI Overview iniziasse a consigliare solo ristoranti, hotel o prodotti che “piacciono” all’algoritmo, ma non agli sponsor? Sarebbe un disastro commerciale. Per questo, oggi, Google sta giocando in difesa.

Come mi ha fatto notare Gabriele, questa è una delle sfide più grandi che Google si trova ad affrontare dall’avvento dell’AI: integrare sponsorizzazione e contenuto informativo in un ecosistema basato sulla fiducia.

Verso un nuovo modo di fare pubblicità

Negli Stati Uniti, Google sta già sperimentando delle soluzioni ibride: contenuti sponsorizzati che si “infiltrano” tra le risposte dell’AI Overview, con tag discreti ma riconoscibili. Un modello simile a quello degli articoli branded sui quotidiani digitali.

La verità? È ancora tutto in fase di test. Ma una cosa è certa: essere presenti nelle fonti dell’AI – non solo come venditori, ma come voci autorevoli e informative – diventerà presto un fattore decisivo per la visibilità online.

Stiamo andando verso un mondo dove le campagne pubblicitarie non potranno più limitarsi ai banner e ai CPC, ma dovranno nutrire gli algoritmi con contenuti di valore. E in quel mondo, chi saprà unire contenuto, autorevolezza e strategia sponsorizzata avrà un vantaggio competitivo reale.

Come Dreamers, continueremo a monitorare e testare queste dinamiche. Perché capire come si evolve la visibilità nei risultati AI è oggi più importante che mai.

Articolo di Alessandro Villa

Condividi:

Seguici per rimanere aggiornato

Ecco alcuni titoli della stesssa categoria.

contatta l'Autore