Questa è una settimana particolare. Oggi è un giorno particolare. Avevamo pianificato un articolo di tutt’altro tipo ma non è possibile oggi astenersi dal parlare dell’evento culturale e mediatico che ha travolto tutto in questa settimana.
Morto un papa, se ne fa un altro. Questa è la classica battuta che viene fatta quando si deve parlare di caducità delle cariche o delle figure. Sono modi di dire comuni. Li diciamo così per abitudine. Fino a quando non muore un papa.
Noi siamo comunicatori, lavoriamo nel marketing. Per questo motivo studiamo e osserviamo tutto quello che avviene sui social, sui mezzi di comunicazione, ovunque ci sia comunicazione. E la morte di Papa Francesco ha travolto ogni forma di comunicazione da lunedì scorso.
In questa settimana si è visto e sentito di tutto. Ovunque. Da SkyTG24 alla BBC, dalle testate giornalistiche ai siti di gossip.
La cultura cattolica è dentro di noi
Prima di fare una rapida analisi su quello che è successo, vorrei però prendere una posizione importante nei confronti di tutti quelli che parlano di “stato laico”, di “capo di stato straniero” per sminuire tutto questo il rumore mediatico.
E per farlo, voglio citare Oriana Fallaci, una autrice che ho sempre apprezzato per la sua brutale schiettezza, che prima in un’intervista e poi nel libro La Rabbia e l’orgoglio dice:
“L’Italia, al contrario, è un paese molto vecchio. La sua storia dura da almeno tremila anni. La sua identità culturale è quindi molto precisa e bando alle chiacchiere: non prescinde da una religione che si chiama religione cristiana e da una chiesa che si chiama Chiesa Cattolica. La gente come me ha un bel dire: io-con-la-chiesa-cattolica-non-c’entro. C’entro, ahimé c’entro. Che mi piaccia o no, c’entro. E come farei a non entrarci? Sono nata in un paesaggio di chiese, conventi, Cristi, Madonne, Santi. La prima musica che ho udito venendo al mondo è stata la musica della campane. … È in quella musica, in quel paesaggio, che sono cresciuta. È attraverso quella musica e quel paesaggio che ho imparato cos’è l’architettura, cos’è la scultura, cos’è la pittura, cos’è l’arte. È attraverso quella chiesa (poi rifiutata) che ho incominciato a chiedermi cos’è il Bene, cos’è il Male … Con tutto il mio laicismo, tutto il mio ateismo, son così intrisa di cultura cattolica che essa fa addirittura parte del mio modo d’esprimermi. Oddio, mioddio, graziaddio, perdio, Gesù mio, Dio mio, Madonna mia, Cristo qui, Cristo là. Mi vengon così spontanee, queste parole, che non m’accorgo nemmeno di pronunciarle o di scriverle. E vuoi che te la dica tutta? Sebbene al cattolicesimo non abbia mai perdonato le infamie che m’ha imposto per secoli … la musica delle campane mi piace tanto. Mi accarezza il cuore. … e nonostante la mia educazione laica mi ci trovo a mio agio. Nonostante il mio mangiapretismo, mi ci muovo con disinvoltura. E credo che la stragrande maggioranza degli italiani ti confesserebbe la medesima cosa. (A me la confessò Berlinguer).”
Tutto si può dire salvo che la Fallaci fosse una cattolica professante, eppure ho sempre trovato queste sue parole incredibilmente reali. Al di là della persona, al di là del giudizio sulla religione, al di là di tutto. La Chiesa e la religione cattolica sono parte integrante dell’Italia. Di quell’Italia che tutti noi viviamo ogni giorno.
Papa Francesco: una comunicazione unica
Lunedì mattina, una grandissima parte degli italiani si è svegliata al mattino con uno strano scampanio di campane e solo dopo pochi secondi, con il cellulare in mano, ci siamo resi conto di cosa fosse successo e il perché di quelle campane.
Lunedì scorso è morto Jorge (Giorgio per i suoi parenti piemontesi) Mario Bergoglio. Conosciuto in tutto il mondo come Papa Francesco.
Anche quando arrivò, ancora prima del suo “buona sera”, aveva deciso di comunicare qualcosa di differente da tutti gli altri. Dopo il classico Habemus Papam e la presentazione del nome del cardinale eletto, arrivò il nome che aveva scelto per il suo pontificato: “Franciscus”. Il nome del santo più famoso della Cristianità.
Non è nostro compito discutere su cosa abbia o non abbia fatto Francesco come papa, ma sicuramente possiamo tranquillamente affermare che è stato il primo papa totalmente e meravigliosamente social.
Il papa dei social (e dei meme)
Giovanni Paolo II ha vissuto solamente i primissimi anni della rivoluzione digitale, mentre Benedetto XVI è stato il papa che ha aperto l’account @Pontifex su Twitter (oggi X).
Il 12 dicembre 2012 infatti, Benedetto XVI lanciava il suo primo tweet, impartendo la prima benedizione papale via social.
Ma è stato con Francesco che il papa è sceso nel mondo dei social con i suoi milioni di follower (le stime variano dai 40 ai 55 milioni solo su X) e con l’ultimo Tweet il 20 di Aprile, in occasione della Pasqua, e il suo “Cristo è risorto! In questo annuncio è racchiuso tutto il senso della nostra esistenza, che non è fatta per la morte ma per la vita. #Pasqua”
Bergoglio è stato il primo papa “meme”. La prima figura papale che è stata memizzata in positivo e in negativo (come sempre accade per le figure iconiche che diventano famose nel mondo social).
Come non ricordare le immagini uniche della sua solitaria camminata sotto la pioggia a Pasqua del 2020? Quelle immagini hanno fatto il giro del mondo e lo hanno reso un’icona di speranza per tutta l’umanità che lottava contro il Covid.
Possiamo poi non pensare al famosissimo “Pope Francis holding things” che ha fatto sorridere milioni di persone nelle sue innumerevoli versioni? E cosa dire del video con il Papa che ritrae la mano da tutti i fedeli che vogliono baciarla? Oppure perdersi nei tantissimi meme su “le più belle frasi di Osho” o nelle sue facce buffe o nei suoi comportamenti a volte fuori da un ordinario “papale” e regolarmente diventati oggetti di culto social?
Un’eredità comunicativa importante
Francesco da sempre si è proclamato nonno e ha sempre detto di voler parlare a tutti, giovani inclusi.
Quale miglior modo poteva scegliere per parlare ai millennials se non i social e quale strumento migliore se non i meme per poter arrivare diretto nella testa dei ragazzi di oggi, di ogni lingua e religione.
Le sue facce buffe, i suoi comportamenti, le sue smorfie, i suoi sorrisi, i suoi gesti sono stati amati e fonte di ilarità e gioia per milioni di persone e i giovani ne hanno fatto una vera e propria icona social. “Persone con cui è meglio non scherzare. Mike Tyson, Chuck Norris, Bud Spencer e Papa Francesco”. Anche quando l’ironia è stata molto dark, il Papa ha bucato lo schermo social in maniera totalmente innovativa.
Il prossimo papa, chiunque sia, dovrà gestire questa importante eredità comunicativa fatta di comunicazione socialempatica a suon di meme che ha costruito Papa Francesco.
Ormai il mondo è questo e, nella sua grande visione strategica, Bergoglio aveva visto bene l’impatto che i social hanno sul pensiero delle persone e in maniera molto intelligente ha sfruttato tutto il potere della viralità per trasmettere il suo pensiero..
Un saluto profondo e umano
Non potevamo ricordarlo altro che con uno dei più reel che abbiamo visto in questi giorni. Una sequenza di immagini e parole fortissime. Uno dei più bei “coccodrilli” che io abbia mai letto, ops scusate visto, ovviamente in forma di meme, come si addice al “papameme”.

Grazie perché sei stato… Gioioso. Umile. Forte ma gentile. Vero. Con noi e di tutti. Sincero. Rivoluzionario. Libero. Incrollabile. Senza maschere. Capace di chiedere scusa. Luminoso. Una voce nel deserto. Un uomo tra gli uomini. Sei morto dandoci un ultimo messaggio. Buona Pasqua. Buona Resurrezione.
Credits https://www.tiktok.com/@angelogrecoofficial
Chiudiamo questo articolo su Papa Francesco e la sua incredibile capacità di comunicare anche quando era in perfetto silenzio con quello che secondo noi è stato il saluto più geniale, straziante, profondo e rispettoso che abbiamo intercettato nella marea di post di questa settimana. La nostra copertina è per questo totalmente ispirata allo straordinario post di Taffo sui social, comparso pochi minuti dopo la notizia della scomparsa di Francesco.
Articolo di Alessandro Chiavacci