Due spunti sul marketing, la tecnologia e il futuro che è già qui

Oggi voglio parlarvi di un futuro che sembra lontano, ma che in realtà è molto più vicino di quanto immaginiamo. E guarda caso, per entrambe le suggestioni che vi propongo, il fil rouge è sempre lo stesso: il marketing.

In questi giorni ho letto due post molto intriganti su LinkedIn.
Il primo è di Davide Cervellin e parla di skin per automobili.
Il secondo è di Franz Lanaro e racconta un’esperienza live dei Massive Attack, in cui un sistema di riconoscimento facciale ha proiettato sui volti del pubblico… qualcosa di molto particolare.

Tron, Tesla e le skin per le auto

Nel primo post, Davide racconta di una nuova funzionalità lanciata da Tesla in occasione dell’uscita del nuovo film di Tron. Una modalità che permette di personalizzare l’auto in stile Tron Ares. Per chi non lo sapesse, Tron è un classico della fantascienza distopica uscito nel 1983, di cui è appena arrivato un nuovo capitolo nelle sale.

Ma non è solo un gioco estetico.
Davide si domanda: quanto manca a un marketplace di skin per le auto, come accade da anni nei videogame?

Chi ha avuto un figlio maschio durante l’epoca d’oro di Fortnite sa benissimo quanto siano importanti le skin, gli accessori a tema, gli “stili super” stagionali. Chi gioca, lo sa: non conta solo vincere, conta come lo fai.

Il mondo della personalizzazione applicata non solo all’automotive, ma domani alla casa, ai vestiti, agli oggetti tecnologici in generale, è uno dei famosi next step che sembrano sempre più concreti.

Quando lessi per la prima volta la saga “Il Problema dei Tre Corpi” di Liu Cixin, in uno dei tanti futuri ipotizzati, c’era proprio questo: un mondo completamente personalizzato.
Pubblicità, cibo, vestiti, esperienze. Tutto cucito addosso a te.

All’epoca sembrava fantascienza.
Poi ieri, in treno, guardavo i dettagli di alcune nuove auto cinesi che stanno invadendo i mercati occidentali e mi sono imbattuto in BYD, un marchio che ha già integrato uno store interno per acquistare app e personalizzazioni per la propria auto.

Il futuro è adesso.
Molto prima di quanto possiamo immaginare.

Anche se in Italia oggi è vietato avere luci esterne o modifiche visive non conformi al Codice della Strada, quanto ci metteremo a riscrivere le regole, come già successo per bici elettriche e monopattini?

Massive Attack, ledwall e “profili fittizi”

Il secondo post di Franz Lanaro è ancora più spiazzante.
Durante un recente concerto dei Massive Attack, sul maxischermo sono comparse le facce del pubblico, riprese in tempo reale e abbinate a una professione. Come se un software stesse eseguendo una scansione facciale e consultando un database per dire chi sei.

Ovviamente, è scoppiata una bufera online.

Ma poco dopo, la band ha diffuso una nota ufficiale:

“Firstly, no Massive Attack live show has ever recorded or stored personal data. Secondly, only government departments, relevant authorities & approved contractors can access public databases in the UK, & doing so in multiple cities/countries would be impossible.

Our show system is live-only, using a simple face-detection effect, combined with a completely fictional “database” that is randomly assigned.”

Insomma, nessuna vera profilazione: solo un effetto visivo simulato, con professioni assegnate casualmente.

Ciononostante, la polemica è esplosa.
Complice anche la posizione molto netta (e nota) della band su temi di privacy e sorveglianza.

Ma la verità è che — effetto scenico o meno — la provocazione ha funzionato perfettamente.

Il marketing come cavallo di Troia tecnologico

Al di là della questione etica, l’operazione dei Massive Attack è stata una trovata di marketing straordinaria.
Non per vendere biglietti (vanno in sold out da sempre), ma per veicolare un messaggio politico e sociale attraverso una tecnologia che fa discutere.

E ci siamo cascati tutti.

Nei giorni successivi, in molti si sono affrettati a sottolineare che solo le autorità possono accedere a database pubblici e che non è possibile incrociare i social con un riconoscimento facciale in tempo reale.

Davvero?

Ognuno di noi ha caricato decine di foto del proprio volto sui social. È solo questione di tempo, potenza di calcolo e qualità degli algoritmi: prima o poi il tuo volto a un concerto potrebbe essere collegato al tuo profilo LinkedIn.

Uno dei commenti sotto al post di Franz diceva semplicemente:

Black Mirror was yesterday.

E forse è vero.
Se i primi episodi della serie avevano suscitato indignazione e dibattito, oggi ci abbiamo fatto l’abitudine. Le ultime stagioni sono passate quasi inosservate.
Forse perché il futuro distopico che ci spaventava… è già realtà.

Conclusione

Il fatto che sia il marketing a introdurre queste tecnologie nella nostra vita quotidiana è qualcosa su cui vale la pena riflettere.
Per vendere, per posizionarsi, per emozionare o per provocare: non c’è tecnologia che il marketing non sia pronto a cavalcare.

E noi — nel bene o nel male — siamo sempre lì.
A guardare il ledwall.

Articolo di Alessandro Chiavacci

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