Il bisogno del verticale. Perché divulgare porta fiducia

Negli ultimi mesi, sempre più clienti ci chiedono come lavorare all’interno della GEO.
Per anni abbiamo corso dietro alla SEO – e adesso? Adesso ci svegliamo in un mondo in cui tutto quel lavoro rischia di essere spazzato via dall’avvento dei motori di ricerca generativi.

Per chi non lo sapesse: GEO significa Generative Engine Optimization. È l’ottimizzazione del proprio posizionamento all’interno dei motori di ricerca potenziati dall’AI. E sì, ormai sono tutti così.

Dalla SEO alla GEO: fine di un’epoca?

Prima di entrare nel pratico, serve dirlo: negli ultimi vent’anni la SEO è stata un terreno di caccia per esperti di “trucchetti”. Una gara a chi capiva per primo il funzionamento dell’algoritmo e lo fregava. SEO come sport di crescita rapida. SEO come gioco a somma zero.

È stato utile? Sì, in parte. È stato sostenibile? No. Molte delle pratiche SEO, diciamolo, erano hack. Si studiavano gli spider. Si infilavano parole chiave, link interni, strutture fittizie, pur di guadagnare una posizione in più. Era un’illusione di controllo. E ha funzionato. Finché è durata o forse sarebbe meglio dire fino a quando non è arrivata l’AI.

Benvenuti nella GEO

L’intelligenza artificiale non si limita a leggere i contenuti del tuo sito.  Analizza segnali distribuiti, contesti semantici, coerenza narrativa, reputazione. La verità? Oggi – anzi, domani – il posizionamento non lo costruisci solo su ciò che pubblichi, ma anche su ciò che si dice di te, su ciò che si trova intorno a te.

Quante tracce lasciamo nell’universo digitale? Nessuno di noi lo può sapere con certezza. Ci sono le nostre tracce e poi ci sono le tracce che ci coinvolgono ma che non sono però prodotte da noi. Alcune le conosciamo perché sono prodotte dalla sfera dei nostri contatti, altre invece sfuggono completamente al nostro controllo.

Tracce digitali, connessioni, conversazioni: la tua presenza online è sempre meno centralizzata e sempre più diffusa. 

Il vero driver: coerenza e reputazione

Sì, ne parleremo ancora a lungo. Perché il tema è enorme. Ma una cosa è già chiara: la GEO sembra premiare chi è coerente e verticale.
Chi si prende il tempo di spiegare. Chi non urla, ma racconta. Chi pubblica contenuti per creare cultura e valore, non solo per vendere. 

Dopo anni di “tuttologi”, l’AI — paradossalmente — sembra preferire i divulgatori. Le fonti chiare. I contenuti verticali e ripetuti nel tempo. E questo cambia tutto.

Divulgare > Promuovere

Sembra — e ripeto: sembra — che i Generative Search Engine attribuiscano un peso maggiore ai contenuti che hanno uno scopo divulgativo, rispetto a quelli puramente commerciali.

Un contenuto pensato per spiegare, argomentare, educare, costruisce autorevolezza.
E l’autorevolezza è il nuovo SEO. Anzi, è il nuovo GEO. Forse nemmeno in Google sanno più come funziona esattamente il loro algoritmo.  Ma se c’è una cosa che si intuisce, è questa: essere trovati oggi significa essere utili. E l’utilità passa (ancora una volta) dai contenuti.

Sperimentare è l’unica regola

Se stai cercando una strategia GEO efficace oggi, ti dò un consiglio semplice: sperimenta. Non cercare ricette fisse. Non inseguire formule magiche.

L’AI ha spalancato un mondo dove più strade possono essere giuste. Dove l’unica cosa sbagliata è non provarci. Noi ci stiamo lavorando da mesi. Studiamo, testiamo, cambiamo. Ma una cosa la sappiamo: non c’è una verità sola. E questo è forse il lato più bello dell’AI: ti costringe a pensare, non a replicare.

Articolo di Alessandro Chiavacci

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